EAT JESOLO PER UNA “ENOGASTRONOMIA SOSTENIBILE”

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Massimo rispetto per il cliente, per le materie prime e per la filiera agroalimentare, amore per il proprio territorio.

Sono queste le motivazioni che hanno spinto alcuni tra i più prestigiosi ristoranti jesolani, dopo anni dedicati alla ricerca del sapore e della tecnica, a mettersi insieme per riscoprire e valorizzare le diversità, l’individualità, in una parola, le “persone”.

E’ questo il “sogno” di un nuovo “umanesimo gastronomico” che ha condotto i ristoratori, con il sostegno di Confcommercio di San Donà – Jesolo, a costituire EAT JESOLO, un Club di Prodotto riconosciuto dalla Regione Veneto, che ha riunito ristoratori, produttori agroalimentari, artigiani alimentari e operatori dell’ospitalità in un progetto di “enogastronomia sostenibile”.

Logo Eat Jesolo

I menù proposti si basano su tre fattori:

1) l’uso di prodotti del territorio rispettosi della stagionalità (cibi che lo chef può trovare al mercato in un giorno specifico);
2) piatti ispirati alla tradizionale cucina dei pescatori e dei contadini del territorio: non una replica esatta del passato, bensì un utilizzo della creatività per consentire uno sguardo al futuro;
3) narrazioni che restituiscano il senso e il gusto del luogo, coinvolgendo emotivamente l’ospite e includendo la storia del piatto stesso, i dettagli riguardo la sua preparazione e gli ingredienti, mostrando come tutto sia parte dello stile di vita locale. Si vuole così venire incontro ai nuovi comportamenti di consumo (sempre più trasversali a tutte le generazioni e non più esclusivi per i Millennials e per la Generazione Z) che suggeriscono un approccio più sostenibile alla produzione di cibo, inteso come un rapporto più stretto tra il territorio ed i suoi prodotti, in termini di qualità e unicità, in quanto “il cibo è il paesaggio nel piatto”.

Per entrare nel mondo vagheggiato da EAT JESOLO, basta fotografare con lo smartphone i QrCode e scoprire gli ingredienti del piatto, dove trovare i prodotti che si vogliono mangiare, conoscere origine e qualità delle materie prime utilizzate.

Così il territorio diventa parte integrante del menù, attraverso la narrazione di ristoratori e artigiani di EAT JESOLO, che diventano veri e propri “Territory Ambassador”.

Qui trovate una prima anteprima di alcune prelibatezze da gustare presso i ristoranti del gruppo EAT JESOLO.

Via Bafile, 538 –  Tel. 0421 370718 – Sito web

Maltagliati fatti in casa con piselli freschi e fiammiferi di seppie nostrane Hotel Imperia

PRIMO

MALTAGLIATI FATTI IN CASA CON PISELLI FRESCHI E FIAMMIFERI DI SEPPIE NOSTRANE

(Ingredienti base: farina di grano macinata, piselli crudi, seppie fresche, olio EVO del Garda, sale e pepe)

Il periodo migliore per gustare i piselli freschi (storici importanti ingredienti nella cucina veneta) comincia in Primavera. Nella nostra Laguna la pesca della seppia si svolge due volte all’anno: nei periodi marzo-maggio e luglio-settembre. E’ infatti in tali periodi che la seppia, proveniente dal Mare Adriatico, entra puntualmente ogni anno in massa nelle acque lagunari alla ricerca di fondali bassi dove riprodursi agevolmente e deporre le uova. Questo cefalopode, soprattutto inserito in un piatto semplice come quello proposto, oltre ad essere piacevole al gusto è anche un prezioso alleato dell’organismo. Grazie alla presenza della vitamina D, del calcio e del fosforo, la seppia è molto utile per la salute delle ossa e dei denti ma è anche di grande supporto a memoria e concentrazione per l’’azione anti-stress rafforzata  dalle vitamine B1 e B12; per la presenza di vitamina A ha anche effetti benefici sulla vista, mentre il buon contenuto di potassio ne fa un buon alleato del sistema cardiovascolare. La seppia contiene tante proteine ad alto valore biologico e pochissimi zuccheri e grassi ed anche per questo è un alimento che ben si presta a rappresentare la Primavera sia come sapori (leggeri e “catturati” splendidamente dai maltagliati fatti in casa) che come benefici sul nostro fisico alla naturale ricerca di rigenerazione psicofisica dopo l’inverno.

Il saccottino di grano saraceno con gamberi e asparagi di cimadolmo su letto di formaggio asiago mezzano DOP Hotel Imperia

PRIMO

IL SACCOTTINO DI GRANO SARACENO CON GAMBERI E ASPARAGI DI CIMADOLMO SU LETTO DI FORMAGGIO ASIAGO MEZZANO DOP

(Ingredienti base: farina di grano saraceno, asparagi crudi, gamberi dell’adriatico, formaggio asiago DOP, sale e pepe)

L’asparago è originario della Mesopotamia, la “mezzaluna fertile” tra i fiumi Tigri ed Eufràte, dove cresceva come pianta spontanea; era noto al tempo degli Egizi che lo diffusero in tutto il bacino del Mediterraneo. Anche l’etimologia del termine ci riconduce grosso modo lungo lo stesso percorso. Il riferimento più recente è quello al greco aspáragòs, a sua volta dal verbo spargao che significa “essere turgido”, aspetto che nell’antichità indusse la convinzione che il turione avesse proprietà afrodisiache. L’asparago trova il suo habitat naturale in tutto il Nord Est ma soprattutto in Veneto, lungo il corso di vari fiumi delle provincie di Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Venezia, dove ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti di origine (una DOP e due IGP) e di tradizionalità. E’ noto che l’asparago delle nostre campagne da secoli alimenta storia e leggenda, arte e fantasie   attorno alla cucina. Quello di Cimadolmo (TV) è uno dei due I.G.P. del Veneto, tenero e dolciastro che delizia i palati più esigenti ed è consuetudine consolidata abbinarlo a Pasqua con le uova sode. La fantasia dello chef abbina il prezioso vegetale con un altro gran prodotto delle nostre parti, quel gambero che si pesca in laguna ricco di Omega 3 e Omega 6 (grassi buoni), di Sali minerali (che tanto bene fanno alla nostra struttura scheletrica e ipocalorico, inserendolo nel saccottino di grano saraceno che ci fa ricordare antichi sapori caserecci quasi perduti. Il tutto adagiato su un letto di un prestigioso formaggio delle nostre montagne con sapori rari dovuti anche all’alimentazione erbacea dei bovini. Il piatto è proposto gluten free, grazie a processi di preparazione che rispettano il disciplinare dell’Asociazione Italiana Celiachia.

Il nostro fritto di pesce con verdure di stagione in croccante di farina di riso Hotel Imperia

SECONDO

IL NOSTRO FRITTO DI PESCE CON VERDURE DI STAGIONE IN CROCCANTE DI FARINA DI RISO

(Ingredienti base: calamari freschi, gamberi e gamberoni dell’adriatico, peperoni, melanzane, zucchine, carote, cipolle e farina di riso e sale)

Il fritto di pesce – nella versione odierna – ha una storia “giovane” rispetto ad altre specialità. Perché se è vero che nella cucina popolare e di strada, le alici, i pescetti o i calamaretti sono presenti già nel Medioevo, il piatto ha assunto una sua dignità – nelle case borghesi – solo a metà dell’800 quando venne introdotto il servizio “alla russa” al posto di quello “alla francese”. La frittura di pesce era evidentemente danneggiata nel secondo caso, che prevedeva tutte le pietanze servite insieme a tavola, mentre nel primo arrivava caldissima sul vassoio da portata e divisa subito dai camerieri tra i singoli commensali. Non è un dettaglio che la frittura debba essere mangiata immediatamente, anche per gustare la caratteristica increspatura che deriva dai pezzettini di pastella gettati nella pentola. E magari, soprattutto in compagnia, anche con le mani…perché la frittura è un piatto “social”. La nostra proposta si ispira alla tempura giapponese (solo calamari e gamberi con tante verdure) ma con utilizzo di pescato fresco del nostro mare e di verdure degli splendidi orti di Cavallino, di fronte a Venezia. Abbiamo inoltre pensato di friggere il tutto con olio di oliva perché, grazie ad un suo punto di fumo abbastanza elevato, ci sembra la soluzione più salutistica. Naturalmente a Jesolo non possiamo che utilizzare l’olio extra vergine di oliva del lago di Garda.

Il pomodoro di bue scottato al forno con burrata di bufala nostrana su crumble di basilico ed extra vergine del Garda Hotel Imperia

SECONDO

IL POMODORO DI BUE SCOTTATO AL FORNO CON BURRATA DI BUFALA NOSTRANA SU CRUMBLE DI BASILICO ED EXTRA VERGINE DEL GARDA

(Ingredienti base: cuore di bue di Cavallino, burrata di bufala di Eraclea, pane, basilico, olio del EVO del Garda, sale e pepe)

Fra i tanti prodotti che caratterizzano l’agricoltura del litorale veneziano, c’è il Pomodoro del Cavallino. La produzione del pomodoro nel litorale veneziano risale ad alcuni secoli fa, quando veniva coltivato dai coloni e mezzadri per autoconsumo o per la sola nobiltà veneziana. Fu a seguito dell’alluvione del 1966, che provocò l’estinzione delle colture da frutto ed in particolare la pesca a pasta bianca, che il pomodoro divenne il protagonista dell’agricoltura locale. La coltivazione e la raccolta avvengono manualmente. Il prodotto non subisce alcuna lavorazione perché viene commercializzato fresco. Il pomodoro del Cavallino, è molto apprezzato per le proprietà organolettiche derivanti dalla selezione delle diverse varietà del prodotto e dalla natura tendenzialmente salina dei terreni, che gli conferiscono proprietà completamente diverse da quello industriale. La varietà Cuore di Bue (la cui produzione inizia a maggio) è stata introdotta più recentemente per una diversificazione commerciale e viene molto apprezzata non solo in insalata ma anche in cucina, come nel piatto proposto. La burrata di bufala che arricchisce esaltandolo il sapore del pomodoro, ancorchè come è noto di origine non veneta, ha assunto insieme alla mozzarella di bufala negli ultimi decenni un grande rilievo produttivo proprio in Veneto, grazie ad alcune aziende agricole lungimiranti (da una delle quali sita ad Eraclea ci riforniamo), che con grande attenzione all’alimentazione dei bovini e ai processi produttivi hanno saputo creare un prodotto eccellente e sempre fresco.

Locanda al Piave

Corso Silvio Trentin, 6 –  Tel. 0421 370718 – Sito web

Asparago selvatico, carpaccio di muggine, erbette aromatiche Ponte Piave

ANTIPASTO

MOECHE INGRASSATE NELL’UOVO SU POLENTINA GIALLA GREZZA

(Ingredienti base:  moèche,  uovo, sale,  polenta, acqua,  olio EVO, sale, pepe)

Il granchio verde (detto anche “comune”) è la specie di granchio più diffusa nel Mediterraneo. Solo nella laguna a nord di Venezia, però, è al centro di una particolare attività:la raccolta delle Moeche. Da almeno tre secoli i pescatori selezionano i granchi in fase di muta, quando perdono il loro rivestimento e si presentano teneri e molli – da qui il nome Moeche (cioè morbide in dialetto). È un’attività stagionale che segue i ritmi di crescita dei crostacei e ha le sue punte nel periodo primaverile ed autunnale. I granchi, una volta catturati, sono sottoposti a un’accurata cernita, per separare quelli pronti alla muta in tempi brevi (da una a tre settimane). Solo questi ultimi vengono calati in acqua, nei bassi fondali sabbiosi o in prossimità dei canali, in appositi contenitori, per diventare Moeche. L’antica ricetta che proponiamo (anche con l’utilizzo della polentina gialla morbida) prevede che prima della cottura le Moeche vengano immerse vive in terrine piene d’uovo sbattuto che assorbiranno per bene. Dopo circa un’ora, si infarinano e si friggono nell’olio bollente. Ed è qui che avviene la seconda metamorfosi. Da esseri verdini e mollicci si trasformano in croccanti bocconi color rosso dorato, dal sapore dolcigno associato al gusto d’alga e di mare. Peccato che il periodo per gustarle sia troppo breve: Primavera e Autunno.

Risottino alle fragole con scampi e menta peperita Ponte Piave.

PRIMO

IL RISOTTINO ALLE FRAGOLE CON SCAMPI E MENTA PIPERITA

(Ingredienti base : brodo vegetale di verdure, fragole, scampi, menta piperita, brandy, vino bianco, riso vialone nano mantecato con burro , olio EVO, sale, pepe)

Il Riso, sicuramente conosciuto dagli antichi greci e dai romani (che però non lo coltivavano), era originariamente considerato un medicinale da usare in infusione. Fino al 1400 il riso era venduto soprattutto nelle botteghe degli speziali, come piantina medicinale ed esotica. Solo dopo la scoperta dell’America il cibo venne introdotto nell’elenco dei “nuovi alimenti” e se ne iniziò la coltivazione in Piemonte, Lombardia e Veneto per combattere la fame, esattamente come il mais e la patata. Solo dopo la prima guerra mondiale nel Nord Italia si riuscì a ottenere con opportuni innesti di riso originale le varietà più resistenti ai parassiti, tra cui il Vialone Nano (originario del Piemonte è ora IGP del veronese) che favorì la diffusione di nuove tecniche di cottura che portarono all’odierno Risotto (il riso viene prima tostato, poi bagnato con vino e brodo e quindi mantecato insieme agli ingredienti caratterizzanti). Da cucina con gli avanzi ( “butta quello che hai” in un riso cotto in brodo) il riso come “risotto” è così diventato una ricetta molto richiesta ed apprezzata. Nellastoria della cucina italiana, il risotto alle fragole ha conosciuto fasi alterne. Questo piatto era in auge negli anni 80’, quando tutti i cuochi si cimentavano a sperimentare e proporre piatti anticonvenzionali. Passati quegli anni, però, questi primi piatti subirono un declino, per poi ritornare in voga in questi anni. Il risotto alle fragole, inoltre, è una pietanza adatta per chi vuole organizzare una cena a due, elegante e sofisticata.

Mille foglie di sgombro di Ponte Piave

SECONDO

MILLE FOGLIE DI SGOMBRO

(Ingredienti base: sgombro, olio evo, sale, pepe scolaato in padella antiaderente, tartare di zucchina, melanzana e peperone, asparago verde, maggiorana, salicornia scolaata con olio EVO e aglio )

Lo Sgombro è pesce tipico della zona dell’Adriatico Sulle coste veneziane può essere facilmente pescato in primavera, quando si sposta in branco dall’alto mare fino vicino alla costa per deporre le uova. E’ in questo periodo che le sue carni sono più ricche di sapori e di proprietà salutari. Il principe dell’Omega 3 ci regala: una vera miniera di proteine e vitamine. Le carni gustose e sode dello sgombro lo rendono uno tra i pesci meno magri del panorama ittico; è per questo che quando lo si cucina è consigliabile non aggiungere ulteriori grassi affiancandogli verdurine di stagione (come quelle eccezionali della vicina area di cavallino Treporti di fronte a Venezia) e magari anche la mitica salicornia veneta, una specie in via di estinzione che si trova ancora nella Laguna di Venezia ,un territorio complesso e variegato, un angolo di paradiso, un territorio che offre sapori inusuali da scoprire. Proprio qui troviamo ancora la Salicornia veneta, molto utilizzata nelle ricelae del passato e recentemente riscoperta da alcuni bravi chef. Simile ad un asparago selvatico, tanto da meritare il nome di “asparago di mare”, diviene protagonista in cucina per la proprietà di esaltare il profumo e il gusto di molto piatti di mare.

Il risottino alle fragole con scampi e menta piperita Ponte Piave

DESSERT

FRAGOLE

(Ingredienti base: panna cotta, latte, zucchero, vaniglia in stecca, limone, fragole, menta, cioccolato fondente 70%)

La Fragola più famosa del Veneto è quella coltivata in tutta la provincia di Verona, ma in particolare nella zona della Bassa e dell’Est veronese. Il suo normale periodo di maturazione va da aprile a giugno, mentre quelle di bosco maturano tra giugno e luglio. La loro conservazione è purtroppo limitata, perché frutti facilmente attaccabili dalla muffa, anche se conservati in frigorifero. La fragola era conosciuta e apprezzata fin dai tempi antichissimi; perfino Virgilio le elogia. La fragola ha avuto riconoscimenti da parte di medici, erboristi e naturalisti di ogni tempo: è tra l’altro ricca di vitamina C. Secondo documentate testimonianze datate 1796 e depositate presso l’Archivio di Stato di Verona, la fragola era presente negli orti cittadini veronesi ancor prima del XVII secolo. La fragola impreziosisce la nostra panna cotta e con il cioccolato al 70% trasforma un ottimo dolce in un piatto adatto per una serata romantica con il vostro partner. Le fragole fresche, infatti, sono da sempre considerate, così come il cioccolato e le ostriche, uno dei cibi afrodisiaci per eccellenza. In Francia, il potere afrodisiaco delle fragole è talmente importante, che la tradizione vuole che gli sposi le mangino come prima colazione insieme il giorno dopo il matrimonio. Ma in realtà, soprattutto quelle di Primavera, sono saporitissime e fanno molto bene alla salute.

PONTE DE FERO

Via C. Colombo, 1 – Tel. 0421.350785 – Sito web

Spaghetti con calamari erbette spontanee e pomodorini confit Ponte Fero

PRIMO

SPAGHETTI CON CALAMARI, ERBETTE SPONTANEE E POMODORINI CONFIT

(Ingredienti base : olio EVO, calamari, vino bianco, pomodori, erbette di campo)

Un grande classico della cucina di mare da gustare nella prima parte della Primavera perché con l’innalzamento della temperatura dell’acqua a mare i Calamari si sprofonderanno gradualmente e trovarli sarà sempre più difficile, mentre la natura a terra inizia a risvegliarsi e i i prati veneti ci regalano deliziose e nutrienti Erbette spontanee da poter utilizzare in cucina. Un vero e proprio dono usato già dagli antichi romani che non le facevano mai mancare nei loro piatti. La nostra fortuna è quella di avere vicino una laguna molto generosa che nelle sue isolette ha favorito lo sviluppo prima spontaneo e poi guidato dall’uomo di una grande varietà di erbe che in primavera raggiungono i massimi livelli di qualità e varietà.

RISTORANTE DA OMAR

Via Dante Alighieri, 21 – Tel. 0421 93685 – Sito web

Asparagi bianchi crudi, asparagi verde amaro montine cotti con crostacei, uova e salsa di senape allo yogurt Ristorante da Omar

ANTIPASTO

ASPARAGI BIANCHI CRUDI, ASPARAGI VERDE AMARO MONTINE COTTI CON CROSTACEI, UOVA E SALSA DI SENAPE ALLO YOGURT

(Ingredienti base: asparago bianco di Cimadolmo, asparago amaro Montine cotto, canoce a vapore, uovo di quaglia sodo, salsa di senape e yogurt, olio, sale, pepe q.b.)

Un classico (asparagi bianchi) e una autentica rarità del nostro territorio (l’asparago verde Montine che si trova nella Laguna Nord di Venezia) insieme a canoce (o cicale di mare, che si trovano lungo tutto il periodo dell’anno ma comincia a marzo il periodo migliore per gustarle) per un trionfo della Primavera in tavola. E’ noto che l’asparago delle nostre campagne da secoli alimenta storia e leggenda, arte e fantasie   attorno alla cucina. Quello di Cimadolmo (TV) è uno dei due I.G.P. del Veneto, tenero e dolciastro che delizia i palati più esigenti ed è consuetudine consolidata abbinarlo a Pasqua con le uova sode. L’asparago è originario della Mesopotamia, la “mezzaluna fertile” tra i fiumi Tigri ed Eufràte, dove cresceva come pianta spontanea; era noto al tempo degli Egizi che lo diffusero in tutto il bacino del Mediterraneo. Anche l’etimologia del termine ci riconduce grosso modo lungo lo stesso percorso. Il riferimento più recente è quello al greco aspáragòs, a sua volta dal verbo spargao che significa “essere turgido”, aspetto che nell’antichità indusse la convinzione che il turione avesse proprietà afrodisiache. L’asparago trova il suo habitat naturale in tutto il Nord Est ma soprattutto in Veneto, lungo il corso di vari fiumi delle provincie di Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Venezia, dove ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti di origine (una DOP e due IGP) e di tradizionalità. La varietà Montine è forse quello che più si avvicina alle varietà presenti all’epoca romana: è stata selezionato dalla specie selvatica marittima che cresce ancora nei litorali dell’Adriatico e che sicuramente può corrispondere all’asparago tanto decantato da Plinio. Le uova di quaglia sode utilizzate, infine, simili nel sapore a quelle di gallina, sono più leggere, più delicate e con meno colesterolo e per questo entrano nel piatto fornendo proteine ma senza appesantirne gusto e digeribilità.

Asparago selvatico, carpaccio di muggine, erbette aromatiche Ristorante da Omar

ANTIPASTO

ASPARAGO SELVATICO, CARPACCIO DI MUGGINE, ERBETTE AROMATICHE

(Ingredienti base: asparago selvatico crudo, carpaccio di muggine crudo ed erbe aromatiche di primavera, olio, sale e pepe q.b.)

Asparago selvatico, Muggine, Erbe aromatiche: un trionfo della Primavera veneta , un connubio tra terra e mare eccitante per il nostro palato, una sinfonia di sapori freschi di Primavera. La stagione primaverile coincide con il risveglio della natura, l’allungarsi delle giornate, la voglia di stare all’aria aperta, ma anche con l’asparago selvatico, uno dei suoi simboli più rappresentativi a livello gastronomico. Mutano i tempi infatti, ma la raccolta dell’asparago selvatico, tradizione che lega cucina povera e contatto con la natura, non sembra perdere il suo fascino per i molti appassionati che si dedicano a questa attività camminando a margine dei boschi e attraverso i campi veneti. Confronti scientifici qualitativi con altre specie hanno dimostrato che l’asparago selvatico ha maggiori livelli di vitamina C,più elevata attività antiossidante grazie alla maggiore presenza di fenoli totali. Due “gravi limiti” però: periodo di raccolta esclusivamente primaverile (tutto finisce a maggio) e specie in via di estinzione, purtroppo. Il Muggine (o Volpina) è il tipo di Cefalo più pregiato, molto diffuso nel mare veneto. Ha carni sode e spesse dal gusto “generoso”. La pesca del Muggine selvaggio, inizia in Primavera ed è proprio in questo periodo che le sue carni regalano le migliori sensazioni al palato. Dagli ovari di questa specie di pesce si ricava la preziosa bottarga (“di muggine” appunto).

TERRAZZA SORRISO

Via Andrea Bafile 10° Accesso al Mare, 13 – Tel. 392 2891575 – Sito web

Baccala’ mantecato, cuori di carciofo violetto di sant’ erasmo, pomodori confit alle mandorle Terrazza Sorriso

ANTIPASTO

BACCALÀ MANTECATO, CUORI DI CARCIOFO VIOLETTO DI SANT’ ERASMO, POMODORI CONFIT ALLE MANDORLE

(Ingredienti base: baccalà cotto in acqua e latte, mantecato con sale, pepe, olio di semi e acqua di cottura, cuore di carciofo violetto di Sant’Erasmo)

Il Baccalà (anzi Bacalà con una sola ‘c‘ secondo i veneziani) è come sappiamo lo stoccafisso (merluzzo pescato, prima essiccato all’aria fredda e al sole fino a diventare duro come bastone, da cui appunto stokvish, e poi battuto per sfilacciarlo prima di cucinarlo e poterlo mangiare) fatto conoscere ai veneziani dal capitane e armatore Pietro Querini a metà del 1400, è divenuto piano piano da cibo dei poveri a prelibatezza gourment servita nei migliori ristoranti italiani e al centro dei piatti dei migliori chef. Oggi sono diffuse nella cucina veneta tre varianti di Bacalà: alla veneta (in umido con concentrato di pomodoro e cipolla), alla vicentina (con cipolla soffritta e sarde salate) e mantecato (solo stoccafisso e aromi). Questa prelibatezza veneziana viene proposta su una base di cuore di Carciofo di Sant’Erasmo, un’isola della laguna di Venezia, a mezz’ora di vaporetto dalle Fondamenta Nuove. Sui terreni argillosi, ben drenati e con una salinità molto alta, crescono verdure saporite, specialmente i carciofi. Tenero, carnoso, spinoso e di forma allungata, il carciofo di Sant’Erasmo ha le brattee color violetto cupo. La stagione dei carciofi a Venezia comincia a fine aprile con la raccolta delle castraùre, il primo piccolo germoglio apicale di carciofo, tenerissimo, che viene tagliato per permettere la crescita più rigogliosa degli altri germogli. Gli articiochi, così si chiamano i carciofi a Venezia, sono stati introdotti nella cucina veneziana dalla comunità ebraica. Ai due eccellenti prodotti di tradizione del territorio viene aggiunto un delicato tocco di “esotismo” antico con il Pomodoro confit (la cottura confit – o nota anche come oliocottura – è un’antica tecnica di conservazione degli alimenti che fonda le sue origini nel sud-ovest della Francia di epoca medievale) fanno del piatto una delicata contaminazione tra culture gastronomiche diverse ma eccellenti., evocando lo spirito cosmopolita e aperto della grande Serenissima.

Asparagi bianchi del cavallino, uova, salsa barzotta e caviale Terrazza Sorriso

ANTIPASTO

ASPARAGI BIANCHI DEL CAVALLINO, UOVA, SALSA BARZOTTA E CAVIALE

(Ingredienti base : asparagi bianchi del Cavallino, uova, salsa barzotta: uova, sale, pepe, olio, limone, salsa Worcestershire e caviale)

E’ noto che l’asparago delle nostre campagne da secoli alimenta storia e leggenda, arte e fantasie   attorno alla cucina. L’asparago è originario della Mesopotamia, la “mezzaluna fertile” tra i fiumi Tigri ed Eufràte, dove cresceva come pianta spontanea; era noto al tempo degli Egizi che lo diffusero in tutto il bacino del Mediterraneo. Anche l’etimologia del termine ci riconduce grosso modo lungo lo stesso percorso. Il riferimento più recente è quello al greco aspáragòs, a sua volta dal verbo spargao che significa “essere turgido”, aspetto che nell’antichità indusse la convinzione che il turione avesse proprietà afrodisiache. L’asparago trova il suo habitat naturale in tutto il Nord Est ma soprattutto in Veneto, lungo il corso di vari fiumi delle provincie di Verona, Vicenza, Padova, Treviso e Venezia, dove ha ottenuto prestigiosi riconoscimenti di origine (una DOP e due IGP) e di tradizionalità. In questo piatto il prelibato turione viene proposto come nella tradizione pasquale con l’uovo, ma non sodo bensì barzotto ( o “basoto” in veneto) cioè con il cuore rosso ancora un po’ morbido, immerso in una sfiziosa salsa; il tutto impreziosito con il sempre più raro caviale che viene per fortuna prodotto da oltre quarant’anni anche nel trevigiano. Un antipasto , dunque, per palati fini, da accompagnare assolutamente con bollicine metodo classico di cui il Veneto è molto ricco.

Gnocchetti di patate, capesante, erbette di campo e mandorle Terrazza Sorriso

PRIMO

GNOCCHETTI DI PATATE, CAPESANTE, ERBETTE DI CAMPO E MANDORLE

(Ingredienti base : Gnocchi di patate, capesante di Caorle, pesto di erbette, bruscandoli del Cavallino, sale, olio, grana e mandorle tritate)

Gnocchetti di patate fatti in casa immersi nella primavera della laguna di Venezia dove proprio in questa stagione le Capesante e le Erbette di campo di Cavallino Treporti assumono sapori e profumi indimenticabili. La Capasanta, un pregiatissimo mollusco bivalve che il grande Botticcelli fece diventare emblema di Venere in un suo famosissimo quadro, chiamata anche conchiglia di San Giacomo, viene venerata dai pellegrini diretti a San Giacomo di Compostela da quali veniva utilizzata per bere l’acqua dai fiumi durante il percorso di avvicinamento al famoso santuario nella penisola iberica. La conchiglia di San Giacomo doveva essere cucita sul mantello o sul cappello ed era l’indicazione o il simbolo da mostrare a tutti del fatto che il pellegrino avesse raggiunto e visitato la tomba di San Giacomo nella lontanissima e verdeggiante regione della Galizia.

Fish burger di tonno, pane allo zafferano e formaggio asiago fresco Terrazza Sorriso

SECONDO

FISH BURGER DI TONNO, PANE ALLO ZAFFERANO E FORMAGGIO ASIAGO FRESCO

Un piatto moderno che richiama una cucina e uno stile giovani e che combina un pesce nobile con un formaggio altrettanto nobile come l’Asiago Fresco DOP ( 2 mesi di stagionatura) dal gusto giovane e dal sapore di latte e viene impreziosito da una vera e propria rarità jesolana : il pane allo zafferano. Questo tipo di pane viene impastato con farina di vinacce al lievito naturale, la pasta madre in purezza MP, che lo rende molto digeribile mantenendosi a lungo fresco, pur privo di additivi e conservanti, dalle caratteristiche merceologiche e di texture che denotano il rispetto per i tempi di una lunga lievitazione.

Spiaggia di Jesolo
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L’incontro di laguna, mare, terra e fiumi crea una cucina unica e sorprendente.

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Dinamismo, energia, forza: ecco la città dello sport e degli eventi.